Cacciare Milena Gabanelli dal Tempio
Solo una volta, nel Vangelo, Gesù divenne violento. Egli scoprì che i mercanti e i falsari avevano violato il suo Tempio (Gv 2,13-25). Tale fu l’oltraggio, che ‘il Cristo del perdono e dell’amore’ fece qualcosa di inaudito, li cacciò a frustate senza pietà. La parabola non ci tramanda solo contenuti di dottrina, ma anche un insegnamento profondo per vivere: chiunque violi con il dolo il nostro Tempio sacro merita la più dura condanna.
Coloro che in buona fede bramano un mondo più morale, i cittadini e le cittadine della modernità italiana alla ricerca spasmodica di un filo di pulizia cui aggrapparsi, voi che vi interessate di queste cose e che dedicate il vostro tempo ad ostacolare la barbarie, avete un Tempio sacro: si chiama fiducia. La fiducia che voi - lettori, attivisti, pubblico impegnato - riponete in chi vi si propone come esempio, come punto di riferimento, come ultima scialuppa che resiste al gorgo del Titanic. Essa è un Tempio inviolabile. Chiunque scientemente, metodicamente, cinicamente la violi, deve esserne cacciato senza pietà. Infatti il tradimento in questo caso è imperdonabile. La scoperta che coloro in cui riponete la fiducia per sopravvivere sono invece dei traditori venduti al nemico comune, è di quelle che fa raggelare il sangue. E’ la scoperta dell’ammalato terminale spinto dal suo medico corrotto verso terapie inutili col solo fine di lucro; è la scoperta di chi in tribunale coglie il proprio avvocato a patteggiare la svendita della causa con l’avvocato della controparte; è la scoperta del figlio che aveva prestato la firma di garanzia al padre che gli ha celato un indebitamento che lo rovinerà per la vita.
Milena Gabanelli si presenta a voi da 15 anni come una ‘paladina’ incorruttibile, tenace e senza macchia nella lotta per la libera informazione in Italia. In 15 anni ella ha ottenuto le chiavi del Tempio di centinaia di migliaia di italiani in buona fede. Ma una volta all’interno, la signora di Report ne ha fatto scempio. Si è venduta ai poteri che la sovrastano, ha tradito il principio stesso di libera informazione, e ha usato metodi sordidi per celare i suoi misfatti. Milena Gabanelli non ha diritto di stare nel vostro Tempio. Va cacciata.
Non solo. Ha avuto persino l’ardire di sfidare la sua impunità, garantitale dal muro di gomma di tutta la stampa di centro sinistra e di sinistra italiana, e dallo stuolo di adoranti fans, sfoderando un altro dei peccati capitali del Vangelo: l’ipocrisia.
Sul Corriere della Sera del 29 settembre 2009, Gabanelli
scrive parole importanti: “… la
pressione politica sul condizionamento della libertà d’informazione forse non è
l’aspetto più importante… Visto che ad oggi le cause pendenti sulla mia testa
sono una trentina, è facile capire che alla fine una pressione del genere può
essere ben più potente di quella dei politici, e diventare fisicamente
insostenibile. Al tiranno di turno puoi rispondere con uno strumento politico,
quale la protesta, la manifestazione, ma se sei seppellito dalle cause, anche
se infondate, alla fine soccombi.”
Milena Gabanelli
sta parlando di Censura Legale, ovvero della scandalosa pratica secondo cui gli
editori usano i giornalisti freelance per pubblicare le inchieste scomode
facendosene persino vanto, ma al sopraggiungere delle citazioni in giudizio dei
gaglioffi smascherati da quelle inchieste, abbandonano i giornalisti a pagarsi
sia le spese legali che le eventuali condanne in sede civile. Questo,
sottolinea la conduttrice di Report, minaccia la sopravvivenza della libera
informazione più della censura politica, poiché nessun giornalista libero può
reggere i costi di quei procedimenti. Le sue parole vengono diramate oggi dai
maggiori quotidiani proprio perché, come è noto, la direzione RAI ha appena deciso
di negare a Gabanelli e collaboratori la copertura legale sulle inchieste che
fanno. C’è solo una cosa che stona nella giusta denuncia della signora
di Report: lei ha appoggiato, sposato e difeso con unghie e denti proprio
quell’infame sistema contro cui oggi si scaglia, e per anni si è stesa ai piedi del suo
editore mentre negava la copertura
legale a un suo giornalista di punta, tradendo lui e con lui il principio
stesso di libera informazione. In combutta con i poteri forti della RAI, Gabanelli
lo ha avversato, ne ha ignorato le proteste quando costui privato della voce
gridava comunque allo scandalo e invocava una sua presa di posizione pubblica contro
il medesimo abbandono che oggi la signora di Report denuncia ai quattro venti.
Né ella spese mai una sillaba, la ‘paladina’ TV, per tutti gli altri
colleghi così abbandonati.
Quel giornalista
sono io, co-fondatore di Report, per dieci anni al servizio della trasmissione,
e finito nei guai assieme a RAI e Gabanelli per aver denunciato in un’inchiesta
la corruzione dei medici da parte delle multinazionali del farmaco. La vicenda
è raccontata nei dettagli e con prove documentali qui (http://www.paolobarnard.info/censura.html),
impossibile ripercorrerla tutta in questa sede, ma è cruciale riproporne alcuni
aspetti salienti.
Il procedimento
legale di cui sopra fu la prima causa civile per danni lanciata contro
Report
dalla sua nascita. La RAI decise immediatamente l’abbandono del
sottoscritto al
suo destino, ma offrì a Milena Gabanelli la difesa gratuita. Gabanelli
sapeva
benissimo che la dirigenza di viale Mazzini avvallava così una forma
di censura micidiale contro i reporter indipendenti, ma l'eroina della libera informazione Tv d'Italia non
ebbe neppure
una frazione di dubbio: gettò nella spazzatura il suo giornalista Barnard
assieme ai principi che di cui lei si proclama 'paladina', incurante del pericolosissimo precedente per
mille altri colleghi freelance, e si schierò con l’Azienda
che le garantisce la carriera. Accettò solo per sé la difesa gratuita
offertale
dai censuratori di viale Mazzini, e, peggio, controfirmò lungo tutto il
procedimento durato
cinque anni l’abbandono legale della RAI in aula contro di me,
nonostante quella mia
inchiesta fosse stata da lei voluta, vagliata, trasmessa e replicata
(sic).
Alle mie proteste rispose mentendo, e i suoi fedelissimi di redazione
insultandomi. Mai le scappò una sillaba di critica all'indegno operato
della RAI, né un grammo di solidarietà per i tanti reporter nelle mie
condizioni. Alle
proteste indignate di tanti spettatori di Report reagì dapprima con le
medesime
menzogne, poi addirittura censurandoli dal Forum RAI, infine chiudendo
quello spazio in un disperato
tentativo di zittirli, un
metodo oggi comune in Birmania e in Cina. Questo mentre la ‘paladina’ Gabanelli si vendeva a voi
come l’intrepida e libera nemica dei poteri corporativi, la spada tratta contro
le censure del ‘regime’ informazione.
Alla luce di quanto
oggi la signora di Report scrive sui massimi quotidiani, assume rilevanza
sconcertante quanto ella scrisse allora in risposta alle mie proteste e alla
mia richiesta che prendesse una posizione pubblica contro Censura Legale e
contro la RAI. Eccovelo.
Gabanelli un anno
fa, dava serenamente per scontato che “Ogni
azienda, giornale o Tv fornisce l'assistenza legale ai propri dipendenti, non
ai collaboratori… Non avendo l'autore del servizio nessun contratto di
collaborazione con la RAI, si assume i rischi in caso di richiesta di
risarcimento danni… E' un mestiere complesso che comporta molti rischi. Si può
decidere di correrli oppure no, dipende dalla capacità di tenuta, dal carattere
e dagli obiettivi che ognuno di noi si da nella vita. Il resto sono polemiche… Certo,
se su ogni puntata vieni trascinato in tribunale, alla fine può darsi che lasci
la partita perché non riesci più a reggere fisicamente. Ma questo non è colpa
della RAI di turno, bensì del sistema giudiziario”. Un messaggio più che
chiaro: va bene così, la RAI non ha nulla di cui essere rimproverata, nessuno
scandalo, nessun dovere disatteso. Pagella all’Azienda: dieci e lode. Certo, la
mannaia di Censura Legale era su di me e su altri colleghi da anni, non su di
lei, perché denunciare chi la colloca in prima serata? Perché poi difendere un principio di libertà
d’informazione?
Gabanelli oggi, invece: “Alla sottoscritta era stata manifestata
l'intenzione (da parte della dirigenza RAI, nda) di togliere la tutela legale
(a Report, nda). La direzione della
terza rete ha fatto una battaglia affinché questa intenzione rientrasse,
motivata dal dovere del servizio pubblico di esercitare il giornalismo
d’inchiesta assumendosene rischi e responsabilità”. Di colpo Gabanelli scopre
che la RAI ha ora dei doveri di servizio pubblico impellenti… ora, non ieri. Superfluo
commentare.
E qui torniamo al
Vangelo. Questa è ipocrisia. Della peggior specie.
Ma neppure in
questo caso Milena Gabanelli trovò la forza di essere all’altezza del ruolo per
cui è celebre. Mai fu sfiorata dal
dubbio che la sua posizione di ‘paladina’, per cui riceve da anni onori e fama
e soprattutto la fiducia che voi le avete concesso, la obbligavano innanzi
tutto a dissociarsi pubblicamente dalla condotta della RAI e poi a condurre una
battaglia a tutto campo per rivelare all’Italia lo scandalo di Censura Legale che divora la libertà di informare.
Nulla di questo ha fatto, ed ebbe la faccia tosta di scrivere “Non ho il potere di cambiare le regole di un'azienda come
la Rai”, dunque pace. Alla faccia della guerriera coraggiosa. Ha dunque taciuto
per anni sull’ignobile pratica degli editori di abbandonare legalmente i
giornalisti liberi, contenta del fatto che solo per lei e per i suoi
fedelissimi la tutela legale era garantita. Al diavolo gli altri colleghi, al
diavolo i principi fondamentali del suo stesso mestiere. Fino a quando la stessa mannaia che brandì in pieno accordo
con la RAI dal 2004 al 2009, si è abbattuta su di lei. Oggi la ‘paladina’ una
briciola di coraggio l’ha trovata. Che esempio.
E non vale qui il
realismo di chi dice “la perfezione non esiste, comunque Report fa un grande
servizio”. Nulla di più sbagliato e pericoloso. Va compreso che il guadagno a
breve termine che si avrebbe dal chiudere un occhio qua e là pur di mantenere voci apparentemente libere in Tv, è di molto inferiore al danno nel
lungo termine che verrà a tutti noi da quei compromessi morali.
La ragione per cui questo nostro vivere è perennemente in declino su
tutti i fronti, dai diritti alle libertà fino alla sopravvivenza stessa delle
comunità umane, è precisamente perché oggi quasi più nessuno sa gridare “No!,
a un principio non si deroga mai. Anzi:
se ‘paladini’ siamo, lo si difende a
qualsiasi prezzo”. E qui, il principio è quello della coerenza morale, per il quale si può anche rinunciare a una o più fette di libertà, poiché una volta intaccata quella coerenza, è tutto uno scivolare sempre più in basso senza più neppure rendersene conto, dritti fino al ritrovarsi della stessa pasta del 'nemico'.
Milena Gabanelli
doveva sapere che il prezzo della sua fama, e dell’adorazione che le viene
tributata, era il coraggio di perdere anche tutto per difendere un Principio sempre,
e non solo quando conviene a lei. Ha avuto le chiavi del vostro Tempio, e
si è comportata come detto. Ora il prezzo lo paghiamo tutti, tutta l’informazione
italiana, tutti voi che per l’ennesima
volta scoprite che “il nemico marcia alla vostra testa”. E ogni volta
che accade, è sempre più dura ricominciare.